L' OMBRELLONE E LA MEDUSA
Una Fiaba Musicale di Christian Ravaglioli
Parole di Luca Gaviani
Voci recitanti David Riondino, Eliana Miglio, Lorenzo Cerelli, Sarah Jane Morris
Musica e Arrangiamento Orchestrale di Christian Ravaglioli
durata 21 minuti
Orchestra dell’Istituto ISSM G. Verdi di Ravenna
Voci Infantili della Scuola Primaria F. Mordani diretto da Anna Maria Storace
Coro di Voci Bianche di Pieve Cesato (Ra) diretto da Daniela Peroni
Supervisore del Progetto Anna Maria Storace
Prodotto da Christian Ravaglioli
Co-Prodotto da ISSM G. Verdi Ravenna
L’ORCHESTRA A SUON D’ACQUA SALATA
( La Ciurma Artisti in Salamoia )
Stefano Rava: Oboe
Alessandro Falco: Clarinetto
Vanni Montanari: Ottavino
Giovanni Lucchi: Corno
Tiziano Berardi: Violoncello
Diego Sapignoli: Percussioni Classiche
Luca Florian: Rullante, Percussioni Brasiliane
Raimondo Raimondi: Mandolino, Mandola, Chitarra Acustica
Christian Ravaglioli: Fortepiano, Mellotron flute, Duduk, Sega musicale, Celesta
Scott Tixier: Violino
Antonia Lamart: Violino
Amanda Lamart: Viola
Francesco Cimatti: Chitarrone Basso
Mirko Mariani: Chitarra noise
Gianluca Ravaglia: Contrabbasso
Rino Spazzoli: Putipù
Michele Carnevali: Ocarine, Armonica a Bocca
Denis Valentini: Tuba, Fischio
Rosita Frisani: voce “il Canto della Medusa”
Eliana Miglio: voce “il Pianto della Medusa”
Sarah Jane Morris: voce “Dea degli Abissi”
SURFISTI SOLISTI SULL’ONDA SONORA
( Equipaggio Celebrità )
Alessandro Falco: Clarinetto
Stefano Rava: Oboe
Scott Tixier: Violino
L’ORCHESTRIGLIA MARINATA
( Allievi Ufficiali Bizantini dell’Istituto ISSM G. Verdi di Ravenna )
Giovanni Ricciardi: Trombone
Gemma Bassani: Violoncello
oAnna Brunelli: Clarinetto
Sara Zinzani: Violino
Matteo Alberani: Viola
Serena Giuri: Flauto
Alex Rossi: Fagotto
Marcello Zinzani: Clarinetto Basso
Marco Brunelli: Tromba, Trombino
*NASTRO MAGNETICO : gli ITTICI MUSICI ( i bambini che giocano con le meduse, registrato il 4 giugno 2016 a Punta Marina di Ravenna, bagno delle Terme )
La Storia:
“sul pel dell'acqua distilla amore un fil d'ombra, spostando l'onda di dosso il cuore affonda il mare d’amare più mosso”
Ombrellone
Da un sottoscala a un bagnasciuga
una mano nodosa mi fruga,
da uno scantinato alla battigia
viaggio ostinato senza valigia.
Mi si soffia via la polvere dell'inverno,
mi si prova ad aprire smuovendomi il perno,
chiuso in automobile, nel baule posteriore,
come ostaggio immobile che s'è fatto rapire,
senza sapere il luogo di destinazione,
il riscatto, la morte o solo detenzione?
Quando sento il calore del sole e della sabbia e odo il rumore degli evasi dalla gabbia,
turisti e bagnanti, bagnini e ambulanti, della musica facile dagli altoparlanti,
poi sento il vento, vedo anche il mare, mi par di riconoscere altri simili approdare,
piantati sulla spiaggia come amanti delusi, pensanti all'amore, ai suoi giochi e ai suoi usi.
Faccio ombra alla schiena del capofamiglia, con la stoffa che tiene e un po' s'assottiglia,
come una meridiana io indico il tempo sotto cui rilassarsi col giornale e lo stampo.
Medusa
Io nuoto nell'acqua salata a cottura,
tentacoli elastici allargo con cura,
il sole attraversa il mio corpo rosato
e l'acqua riflette il plancton mangiato.
Mi muovo un po' a scatti, sorriso al corallo
e vedo tra i flutti qualcosa di bello,
vicino alla riva qualcuno là in alto
così colorato da credere al salto
di un bell'esemplare di maschio medusa,
vorrei salutarlo mettendomi in posa,
la vista è accecante, ma è più conturbante
l'aliante stagliarsi sul fermo orizzonte
e provo in un attimo, così, ad affiorare,
ma l'aria m' asciuga, son fatta di mare
e chiedo alle alghe di volermi spiegare
cos'è quella cosa che ha imparato a volare.
Un gruppo di pesci scodinzola mesto,
mi dicono: “Navigare necessita estro,
amare non so, vivere boh,
volare via o uscire di qua certo che no!”
E allora che faccio del mio cuore malato,
più alato che strano?
Chiederò allo scoglio e a saggia conchiglia
se questo è uno sbaglio o più mi assomiglia.
“sul pel dell'acqua distilla amore un fil d'ombra, spostando l'onda di dosso il cuore affonda il mare d’amare più mosso”
Ombrellone
Dal mio osservatorio immobile e fiero
vedo l'onda infrangersi come su un faro,
la distesa marina contiene esemplari
di piccoli ombrelli liberati nei mari,
una piccola tela di un rosa anticato
con la bassa marea si avvicina al mio lato,
così piccola e fragile come la tenerezza
che il cuore nel tubo mi si strozza e atrofizza.
Vorrei qui librarmi e poi riplanare,
coprendo nell'ombra l'amore del mare,
scoprendo contento la mia buona idea
che l'amore t'affoga e ti lascia in apnea,
che l'amore puoi ucciderlo ma è come una dea,
rinasce di nuovo, è fatta poesia.
Medusa
Mi sposto a destra, mi faccio vedere,
lui fisso alla terra potrà mai sapere
se può distillare di dosso il torpore,
che qui il mare mosso non mi lascia andare,
sapendo assai bene che l'amore vivente
ti porta a volare come un ottovolante.
Venir su di lui come pioggia battente,
sul suo paracadute al mio corpo e alla mente
la mia gelatina, sul cotone stirato,
mi scioglierei fina formando uno strato
così impermeabile a sguardi indiscreti,
di sole, di vento e di uomini nudi.
INSIEME
Un soffio improvviso, un balzo nell'aria e l’incauto ombrellone fa "Ciao" all'arenaria,
dall'alto dei cieli un lento aquilone, ma senza quei fili che fanno prigione,
si tuffa s'inzuppa s'allarga fa il morto e rosa medusa attracca al suo porto,
si stringono i raggi in tiepidi abbracci, si tengono strette le dita coi lacci,
cullati a corrente poi prendono il largo, nel mentre la gente si gode lo sbarco.
L'amore che nasce in abisso di stenti
non trova la pace nei due elementi:
ombrellone non può andare più a fondo,
medusa non sa respirare nel vento,
ma è lo stesso tormento, comunque passione,
sentimento bagnato in ammollo e aspersione.
Da lontana canicola son loro al riparo,
sul pelo dell'acqua l'amore è più vero,
legati gli ossigeni le forme si muovono,
galleggian vertigini che s'agitan e s'aprono
nei cuori immersi e inebriati,
l'amore porta fuori e dentro ciò che abiti.
Ma il babbo si butta, la madre lo prega:
"Rincorri la vela che oceano ti frega!".
Lo stile in disordine di un cane randagio,
si scuote negli arti e avanza più adagio,
arriva a quei due come un danno in affanno
e strappa dal sogno l'ombrellone dal bagno,
riportandosi a galla la sua ombra in affitto,
non poteva lasciarlo, non ne aveva il diritto.
L'ombrello si lascia asciugare e piegare, medusa più attonita non si sa rassegnare,
è rimasta di ghiaccio strappata alla presa dell'amore coraggio che l'aveva sospesa,
in quel giorno di maggio una storia di rosa, come un fior nel meriggio che si bacia e si sposa.
La tela e il sostegno piangono offese e colan dal legno le lacrime scese.
Medusa ribolle di rabbia e disprezzo, si sente una scossa che non ha mai permesso,
elettriche le sue ventose in azione: “d'ora in poi chi mi tocca avrà escoriazione,
brucerà, come sento adesso lo stomaco,
l'epidermide languida, e poi gli occhi umani che piangan salato,
come un mare d'amore che mi ha sradicato.
L'ombrellone al tramonto, nella luce idilliaca,
ride tanto se sente che si cerca ammoniaca
e compaiono bolle e strisce rosate, lui triste rimpiange quel contatto d'estate.
MEDUSA
Dai vieni mio caro, ti aspetto in appoggio, sarò il tuo più morbido etereo atterraggio,
ti chiedo di alzarti e abbassarti veloce, seduce, non senti, la mia esile voce.
OMBRELLONE
Potessi sganciare la vite, svitare la vita,
con questo libeccio sarebbe in salita
quest'ultima duna che mi si frappone
tra il mio desiderio e queste persone.
INSIEME
Come ultima cosa, ecco un'altra morale:
l'uomo non osi a voler separare
ciò che madre natura con nonno destino
unirono insieme come rime all'unisono,
perchè possa durare l'amore divino,
pur senza Dio che si sente un bambino
che compone in battigia i più alti castelli,
fuori dagli ombrelloni per meduse ribelli.
FINE